Appello ai magnifici Rettori delle Università italiane

. 13 ottobre 2008
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I sottoscritti docenti di varie Facoltà e Università italiane protestano vibratamente contro i recenti provvedimenti governativi varati con la Legge 133 del 6 agosto 2008. Come già hanno denunciato molti Dipartimenti, Facoltà, gruppi di docenti, si tratta di misure che sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell'Università sancendone l'emarginazione irreversibile nella vita del Paese.
La riduzione al 20% del turnover delle unità del personale non significa soltanto uno sfoltimento senza precedenti di tante discipline specialistiche in cui la cultura italiana primeggia nel mondo. È tutto il processo di rinnovamento del corpo docente italiano - gravato da una anzianità elevata - ad essere compromesso per i decenni a venire. A tanti nostri valentissimi giovani l'avvenire nella ricerca e nell'insegnamento viene definitivamente precluso.
Il principio della convertibilità della Università in fondazioni private - sancito dall'art. 16 della Legge - costituisce senza dubbio il più grave attacco mai condotto contro l'autonomia e il futuro stesso dell'Università italiana. Non viene soltanto auspicata la ritirata dello Stato dalle sue funzioni storiche nel garantire la formazione superiore e la riproduzione delle sue classi dirigenti. È un progetto velleitario, imitazione tardiva di una stagione ideologica oggi in rovina nel Paese stesso in cui essa è nata. Trasporre l'esperienza delle Università private americane in Italia - un Paese nel quale lo Stato ha dovuto sostituire il capitale di rischio per realizzare lo sviluppo industriale - significa in realtà condannare tanto le Università pubbliche che private a un sicuro destino di irrilevanza. Con quali conseguenze per la collocazione dell'Italia nell'economia- mondo attuale è facile immaginare.
I docenti qui sottoscritti chiedono pertanto ai Magnifici Rettori di raccogliere il profondo disagio e la protesta che sale dalle Università e di reagire con l'energia che la gravità della situazione richiede, bloccando l'apertura del prossimo anno accademico in tutto il Paese. Si utilizzi la data di inaugurazione per una riflessione generale sul destino delle nostre università

Piero Bevilacqua, Università di Roma La Sapienza
Mario Alcaro, Università della Calabria
Raffaele Perrelli, Università della Calabria
Alberto Asor Rosa, Università di Roma La Sapienza
Gianni Vattimo, Università di Torino
Fulvio Tessitore, Università di Napoli,
Umberto Curi, Università di Padova
Giovanni Polara, Università di Napoli
Pietro Barcellona, Università di Catania
Francesco Benigno, Università di Teramo
Angelo D'Orsi, Università di Torino
Claudio Natoli, Università di Cagliari
Giorgio Inglese, Università di Roma La Sapienza

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Stamattina ho assistito all'assemblea presso Cubo 28b riguardo la trasformazione degli atenei in fondazioni private,con la perdita di posti di lavoro,e l'innalzamento delle tasse iscrizione per poter accedere e frequentare l'università,ai suoi tempi 1 tale tedesco,1 certo ADOLF HITLER IN ARTE IL FUEHRER affermava ke l'istruzione non è indispensabile e per il popolo era sufficiente saper contare fino a 100!!!
Io sono disoccupato squattrinato,e per trovare lavoro per vivere poi ci si lamenta ke si va all'estero,la FUGA DEI CERVELLI!,quand'ero alle superiori ho avuto insegnanti ke dovevano trasferirsi,e si sono dati all'insegnamento,perké qui da noi si sa come vanno le cose,e così facendo diventiamo dei parìa,e i futu ri laureati saranno gente di famiglie facoltose,ma fatemi il piacere!!!Mio fratello si è laureato nei primi anni '70 con 110&Lode,e per avere la cattedra ci ha penato,ora la scuola e università non sono mica aziende private in perdita ke possono fallire,all'estero si stanziano fior di miliardi per la formazione,invece qui da noi sempre ci lamentiamo di non avere soldi,e poi fanno gli spreki per cose inutili!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!