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. 24 ottobre 2008
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Nell'ambito delle "Lezioni di Piazza" sono in programma presso l'isola pedonale di corso Mazzini a Cosenza le seguenti iniziative:


Sabato 25 ottobre ore 19.00: il prof. Franco Piperno racconterà la "Storia dell'Università";

Domenica 26 ottobre ore 19.00: la prof.ssa Sandra Savaglio terrà un seminario dal titolo "l'Astrofisica" (Sandra Savaglio è l'emblema della fuga dei cervelli dall'Italia. Laureata all'Unical ha meritato la copertina del Times per le sue ricerche.. all'estero!).

Le lezioni, naturalmente, sono aperte a tutti. Non mancate!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

E' molto interessante il tipo di protesta che stanno portando avanti a Milano. Leggete se vi va:

http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-3/lezione-piazza-duomo/lezione-piazza-duomo.html

Bloccare la didattica a mio parere è molto negativo per numerosi motivi.

Giuseppe Ambrosio ha detto...

è negativo certo.. ma si può davvero pensare di poter portare avanti una protesta e combattere per un'idea senza rinunciare a niente? Io penso di poter perdere qualche lezione adesso per poter dire un giorno di aver ottenuto qualcosa. è non è solo la protesta contro la rforma Gelmini, ma è tutto quello che sta succedendo che mi preoccupa, che mi fa pensare che qualcosa deve esser fatto..

Anonimo ha detto...

Giuseppe hai ragione, ma le iniziative si fanno per avere un obiettivo, e per riuscire a ottenerlo davvero.
Per cui io penso che si debbano ideare forme di protesta alternative, che facciano parlare molto e bene i media. Che non ci mostrino come i soliti studentelli, magari fuoricorso, che non hanno voglia di fare niente. Che non ci etichettino, che non ci vengano a dire che siamo diretti da rifondazione comunista, pd o altro. Comprendi quello che voglio dire?

Bisogna ideare una forma di protesta che ci metta all'attenzione di giornali e tv e mostri che leggiamo i decreti, che abbiamo qualcosa da dire molto seria, in modo che si discuta del merito del problema seriamente.

Ho sentito qua e la sui forum di bloccare l'autostrada. Ecco, questo a mio parere, come nel caso dei camionisti lo è stato, sarebbe una violenza inaudita, e potrebbe ottenere l'effetto contrario di ciò che si vuole.

Per esempio una misura molto drastica sarebbe fare una settimana o due, tre giorni di orario normale, ma di notte. Vediamo se dicono che non vogliamo fare nulla. Ne parlerebbero a livello nazionale, se veramente si riuscisse a farlo in forma compatta.

jfabrizio ha detto...

http://basettoni.blogspot.com/2008/10/la-scuola-pubblica.html

Anonimo ha detto...

http://cgi.ebay.it/Universita-di-Roma-Tor-Vergata_W0QQitemZ130264721151QQcmdZViewItem?hash=item130264721151&_trkparms=72%3A1025%7C39%3A1%7C66%3A2%7C65%3A12%7C240%3A1318&_trksid=p3286.c0.m14

Giuseppe Ambrosio ha detto...

"le iniziative si fanno per avere un obiettivo, e per riuscire a ottenerlo davvero."
Appunto! come vedi dal calendario, mercoledì la 133 passerà dal senato, se l'approvano è fatta!
Quindi servono misure urgenti e che si possano organizzare rapidamente. Non pretendo di avere una soluzione, ma mi sento di non poter escludere nessun tipo di forma di protesta (a parte l'uso della violenza naturalmente).

Io sarei felice di fare una protesta che non mi faccia perder tempo con gli studi. Allora si, bene, lezioni di notte, ma siamo sicuri che i prof siano tutti (parlo del 100%) disponibili a far lezione di notte? mica solo perchè noi studenti scegliamo questa strada loro sono obbligati a seguirci, non credo. Allora in questo modo riusciremmo a garantire il prosieguo dei corsi? di tutti i corsi?
Per quanto riguarda le etichette politiche i nostri politici, come delle piovre, cercheranno di mettere le mani su questa protesta, sia che sia blocco della didattica, sia che non lo sia. Cosa che ha già cercato di fare sabato per come la vedo io, con un tentativo che però giudico solo patetico e ridicolo.

Anonimo ha detto...

Vorrei aggiungere una iniziativa; cioè quella per l'abolizione del numero chiuso che secondo me è un qualcosa di importante e che non si sente spesso.

Unknown ha detto...

Sarebbe troppo bello fare una battaglia e non avere nessun disturbo...non perdere neppure un'ora di lezione o del nostro tempo libero.
Purtroppo dobbiamo scegliere...sono più importanti delle ore di lezione ora...o la pericolo di non poterci andare più all'università??
Facciamo qualsiasi cosa...ma facciamolo al più presto!!!

Anonimo ha detto...

CHE PALLE questi insegnanti, ma che volete?
Insomma non volete proprio farvene una ragione del fatto che la "festa" è finita? Allora cercherò di spiegarvi la faccenda che vi riguarda in un altro modo.
Il 99% di voi sono comunistoidi , gente politicizzata fino al midollo, che da decenni non fa altro che “corrompere” intellettualmente ed ideologicamente la nostra bella gioventù. Me li ricordo certi testi scolastici che ci hanno imposto per decenni: “filosofia della scienza” di Ludovico Geymonat o il libro di storia di Camera e Fabietti. 3 autori sovversivi che hanno rovinato tante generazioni di ragazzi italiani, complici gli insegnanti giacobini che imponevano questi testi. Ora dite cari compagni professori, per quale motivo adesso che si sta realizzando finalmente nel nostro Paese il sogno di rinnovare la scuola, dovremmo continuare a lasciarvi fare, dopo tutti i disastri che avete combinato? E’ inutile che strilliate : “a furia di andare avanti a decreti legge il Parlamento viene esautorato”. Per fortuna! Il Parlamento dei corifei del blà-blà democratico è solo una palla al piede! E mica ogni cosa si può discutere in Parlamento per soddisfare una sinistra querula ed inconcludente che ha il solo unico scopo di mettere i bastoni tra le ruote ad ogni tentativo di cambiamento. Si è mai visto che un dibattito in Parlamanento abbia mai smosso qualcuno dei rispettivi schieramenti? Quindi è inutile far finta di dialogare, non si può sempre parlare, parlare, parlare. Ora è il momento del FARE. D’altronde la destra ha una maggioranza schiacciante, anche ammettendo qualche defezione, qualunque provvedimento in Parlamento passerebbe comunque. Quindi cosa perdiamo tempo a fare coi dibattiti? Per dare fiato ad una sinistra tramortita e frastornata perché si rende conto che l’opinione pubblica, in fondo, è contenta di come si sta movendo il Governo, certo, a parte i “soliti”: gli statali e gli insegnanti, gente che non si schioderà MAI dalle proprie posizioni conservatrici di privilegi; costoro “sò de coccio”, come dicono a Roma, per cui fa bene il Governo a “tirar innanz” in maniera autoritaria. Era ora! Fate sciopero compagni professori? Echissenefrega, peggio per voi, avrete lo stipendio decurtato. Avete già paghe da fame, per cui prima o poi cederete, oh sì che cederete.
Sugli studenti che scioperano non è il caso neppure di considerarli: sono degli asini deficienti che si renderanno ben conto della loro condizione di poveri idioti quando busseranno nel mercato del lavoro senza ricevere risposta.
E sì, perché adesso che la pacchia nelle scuola è finita, i posti di lavoro verranno assegnati in base alle esigenze della collettività e NON di chi ha fatto un investimento sbagliato prendendo un laurea non spendibile nel mercato del lavoro. Le risorse economiche dovranno essere indirizzate a miglioramenti strutturali e formativi, perchè non è ammissibile che la voce stipendi assorba il NOVANTASETTEPERCENTO del budget della scuola italiana, e questo sol perché bisogna trovare un posto a tanti laureati, specialmente del Meridione, che ostinatamente pretendono di voler per forza fare gli insegnanti anziché cercarsi un altro lavoro.
Certi fessi invece di scegliere dei corsi di laurea che abbiano possibilità di sbocchi occupazionali cosa fanno invece? Scelgono di preferenza facoltà del menga tipo Lettere, Storia, Filosofia, Pedagogia, Scienze Politiche, semplici “pezzi di carta”, coi quali al massimo possono farci un quadretto da attaccare orgogliosamente al muro in salotto per la presa visione di parenti e amici.

Per amor di verità va detto che i terruncielli più intelligenti, quelli consapevoli di non avere Santi in paradiso, in passato hanno preso la loro valigia, trasferendosi ed integrandosi al Nord. Ma quanti lo fanno? Quanti hanno la determinazione di fare dei sacrifici all’inizio e di recidere il cordone ombelicale che, seppur ormai adulti, li lega a mammà, papà, fratelli, cugini, zii tutto il parentado insomma, amici vari per non parlare poi se c’è anche il fidanzato o la fidanzata? E sì perché una persona di buon senso prima si “stabilizza” con il lavoro e POI pensa alla frivolezza del fidanzamento. Questo è logico ovunque tranne che al Sud, dove si procede all’incontrario, ci si fidanza, ci si sposa, si copula e si fa la scellerataggine di mettere al mondo dei figli PRETENDENDO poi il “posto” da parte dello STATO. Nel frattempo, dato che al Sud i figli s’o piezz’e core, anche se hanno superato i trent’anni , i genitori daranno loro una mano e così pure i nonni con la loro pensione. Per la casa non c’è nessun problema, figuriamoci, chi non ha una casa al Sud? Le costruiscono addirittura prima che nascano i figli, non per niente lasciano le solette con i tondini a vista, non si sa mai dover alzare in seguito un altro piano.


Saggia è la decisione di ritorno all’antico con la reintroduzione della romantica ed insostituibile figura del maestro unico. Ah che tempi quelli di una volta. Si andava a scuola dalle 8 alle 12,30. Ovviamente non c’era la mensa scolastica, ognuno doverosamente mangiava a casa sua, quando ancora il pranzo in famiglia era un RITO, altro che le mense scolastiche con i genitori di oggi rompicoglioni che protestano ad ogni piè sospinto se il pargolo si è “slogato” il dentino perché la bistecchina non è tenerina, tenerina come quella che gli prepara mammina.
Il tempo pieno non esisteva da nessuna parte , è una cosa che hanno inventato dopo, perché oggi i genitori lavorano poverini, mentre una volta si sa, non facevano un cazzo in quanto campavano tutti di rendita. La verità è che una volta ci si arrangiava, si facevano sacrifici e si risparmiava con le spese, perché se non si avevano i nonni a disposizione, bisognava pur dare qualche soldo ad una donna di buona volontà che accudisse i bambini più piccolini. Oggi certi genitori trovano più conveniente ghettizzare i propri figli in scatoloni di cemento dalle 8 di mattina alle 6 di sera, anziché tenerli a casa, facendoli accudire perlomeno nel loro ambiente; d’altronde si sa che una baby-sitter costa di più mentre lasciare i figli al “tempo pieno” è aggratis, o meglio paga Pantalone per loro. I loro soldi magari li impegnano in altri modi, mica possono rinunciare ai week end, alle ferie a Sciarmelsceìc, al televisore al plasma, al telefono cellulare per ogni componente della famiglia, a due automobili e così via! E’ questo il vero scopo del tempo pieno, altro che apprendimento del dopo scuola: un parcheggio dove lasciare i figli. Il risultato è che stiamo rischiando di allevare una generazione di bambini rammolliti, iperprotetti, ipercoccolati e perciò predisposti alla pederastia, dato che i genitori presi dai sensi di colpa per averli abbandonati tutto il giorno poi li viziano in tutto e per tutto, già a partire dal vezzo mieloso di rivolgersi a loro, anche grandicelli, con la vocina flautata, non chiamandoli per nome bensì “tesoro”, “amore”, “cuccioletto” ed il guaio è che purtroppo non ci sarà speranza di “correggerli” in seguito poichè il servizio militare non è più obbligatorio.
Ai miei salutari tempi il pomeriggio del doposcuola stavamo a casa, da soli, già all’età di 6 anni, e dopo fatti i compiti passavamo il tempo PER STRADA, altro che il tempo pieno con le maestre a farci da baby-sitter, si stava all’aria aperta facendo giochi di alta valenza formativa: giocavamo a pallone a tutte le ore (avevamo le ginocchia perennemente piene di croste che ci dilettavamo a staccare con le unghie quando erano belle “mature”), andavamo lungo gli argini del torrente dove la gente gettava la spazzatura perché sapevamo che lì albergavano i topi che ci divertivamo ad ammazzare con le fionde, diversamente cacciavamo lucertole e acchiappavamo le rane negli stagni ed ogni tanto ci organizzavamo in bande e giocavamo alla “guerra” pigliandoci a pietrate con i bambini dei quartieri vicini, tant’è che io mi porto ancora gli esiti cicatriziali di una pietrata lanciatami da un bambino “nemico”; certo ogni tanto non mancavano poi momenti di “sano relax “con la rituale “pippa collettiva”. Quando fui ferito “in guerra” ricordo ancora che i miei genitori senza fare tragedie mi portarono dal medico di famiglia che mi diede due punti in fronte. Un’altra era rispetto ad oggi che per ogni microcazzatina, tipo la punturina di zanzara, i genitori portano i figli al Pronto Soccorso. Naturalmente dopo essere guarito io e la mia banda ci siamo vendicati, abbiamo catturato e legato il “reprobo” al tronco di un albero e l’abbiamo lasciato lì a frignare per un intero pomeriggio. Se fosse successo oggi, apriti cielo! Ecco il bullismo e le baby gang e la notizia sarebbe stata “gridata” al telegiornale.
I genitori non si immischiavano MAI nelle nostre faccende di bambini, perché eravamo dei bambini “ometti” e anzi se andavamo a casa lamentandoci che le avevamo prese da un bambino, i genitori ci davano il supplemento. Parimenti nei colloqui scolastici la prima cosa che i genitori di allora raccomandavano ai maestri era di darci sonore bacchettate se non ci comportavamo bene in classe. Oggi sono invece i professori che le “prendono” dagli alunni, come quel professore di Novara.
Preciso anche che né io né i miei compagni di allora crescendo abbiamo intrapreso percorsi deviati, nel corso degli anni ci siamo temprati di quelle esperienze infantili; essere stati in grado di “cavarsela da soli” in situazioni che riguardavano dinamiche relazionali tra bambini senza coinvolgere i genitori è stato un passaggio propedeutico per quando abbiamo dovuto affrontare gli impegni che si incontrano successivamente quando da grandi bisogna navigare da soli nel mare aperto della vita. Quei bambini di “allora” hanno poi scelto strade diverse, oggi alcuni sono avvocati, ingegneri, medici, giudici o magari impiegati, operai o altro, ma NESSUNO è diventato un delinquente, né con disturbi esistenziali ed infatti nessuno di noi ha MAI visto uno psicologo o un neuropsichiatria infantile, anche perché le nostre famiglie erano SANE, i genitori non si lasciavano per cazzate come avviene oggi, avevamo un padre ed una madre regolarmente sposati e non eravamo figli di coppie concubine, di fatto o allargate.
Ergo, chi vuole il tempo pieno si trovi delle baby-sitter o faccia affidamento a parenti o amici. La scuola non può essere un baby parking pagato dallo Stato, cioè da tutti. Perciò non facciamola tanta lunga con la demagogia del tempo pieno: esso serve solo per pagare stipendi ad una pletora di insegnanti e per venire incontro alle esigenze dei genitori che piazzano i figli in una struttura pubblica senza pagare un centesimo. Qualcosa di simile la diceva già Papini in "chiudiamo la scuola" nel 1914!

Sempre ai miei tempi oltre le classi normali, nelle medie c’erano quelle “differenziali” e quelle di “aggiornamento”. In quelle di aggiornamento ci mettevano i somari, i pluribocciati, i caratteriali, i teppisti come quello che ha picchiato il Prof. Di Novara, insomma tutti gli “avanzi” che nessuno voleva nelle classi normali. Nelle differenziali ci stavano invece coloro che per problemi vari non riuscivano a stare al passo con gli altri nello svolgimento del programma. Ora non dico di tornare alle “differenziali” ma certo sarebbe interessante ripristinare le classi di “aggiornamento”. Ma procediamo per ordine. Una cosa alla volta. Prima liberiamoci del “culturame comunista”, lo stesso che tempo addietro è stato addirittura capace a Roma di imporre col patrocinio dell’assessorato alle pari opportunità del Comune corsi scolastici obbligatori sull’accettazione delle diversità e contro l’omofobia, corsi tenuti da “operatori” (pederasti ovviamente) del circolo di “cultura” (di sinistra ovviamente) omosessuale “Mario Mieli”. Pare che per fortuna si siano limitati a lezioni puramente “teoriche” sulla pederastia. Chissà se nelle loro “aspettative” c’era anche il progetto di passare in una fase successiva anche ad “esercitazioni pratiche” in classe, con gli studenti inchiappettati sistematicamente, ad uno ad uno, per consentir loro di “approfondire” meglio la propria identità affettiva e sessuale? Sarebbe stata l’occasione giusta per gli studenti e le loro famiglie di scoprire dei “versanti” che fino ad allora erano rimasti inespressi . D’altronde pare che oggi sia di gran “tendenza” avere “almeno” un figlio frocio in famiglia, se poi sono più di uno è veramente il massimo della vita.

Gigi Borotti

borotti@supereva.it